domenica 8 settembre 2013


 
Basilea 3


Con la dizione di Basilea 3 si indica una complessa regolamentazione che si è andata approvando nel corso del 2010 ed è incentrata sul rafforzamento patrimoniale minimo, diciamo pure necessario, delle banche. Basilea 3 è venuta a maturare come soluzione per raggiungere una maggiore stabilità del sistema bancario nelle attuali condizioni di crisi dei mercati, e segue e si aggiunge alla regolamentazione detta di Basilea 2. Basilea 2 era entrata in vigore nel gennaio del 2007, ed era stata costruita su tre pilastri: quello dei requisiti patrimoniali; quello del controllo delle autorità di vigilanza ed infine quello della disciplina di mercato e trasparenza. Vogliamo qui sostenere che Basilea 3, per l’impianto che le è stato dato, provocherà un progressivo e grave soffocamento del sistema del credito che è l’elemento essenziale per una doverosa ripresa dello sviluppo economico dalle attuali condizioni di crisi e della attuale grave recessione. Basilea 2 era la piattaforma operativo strategico bancaria della valutazione dei crediti, che in passato venivano in massima parte detenuti dalle banche stesse, compreso il connesso rischio. Debito, debito cartolarizzato, derivati finanziari con rating costruiti sul debito cartolarizzato ed anche essi dotati di rating. E’ stata la catena di produzione da cui si è originata la sbornia collettiva della finanza derivata, che ha dato grande euforia e benessere sfrenato ed insostenibile – poiché ad esempio – faceva in modo da indurre chiunque ad acquistare casa anche chi non se la poteva permettere. Da qui la bolla immobiliare che ha colpito prima gli USA e poi, come un domino, il resto del mondo. Questo perché, vi era comunque certezza di poter cartolarizzare (cioè cedere beni o attività di una società attraverso titoli obbligazionari) questi mutui (subprime) e costruirci sopra dei bei prodotti finanziari giusti per il rating e che potevano essere offerti agli allocchi risparmiatori. Basilea 2 in wikipedia http://it.wikipedia.org/wiki/Basilea_II Basilea 2 nasce dal fatto che le banche si sono “accorte”, forse con un po’ di ritardo, di aver concesso troppi crediti e l’esistente “limite normativo” intralciava le banche. Il limite “incentrato su una visione semplificata dell’attività bancaria e della rischiosità delle aziende” era in realtà quello di prevedere un accantonamento patrimoniale standard dell’ 8% sui prestiti concessi. Basilea 2 è stata la soluzione allora individuata dai banchieri, rivoluzionando il secolare rapporti tra banca ed impresa e tra banca e risparmiatori. In sintesi, la Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI) (in inglese Bank for International Settlements - BIS) la più antica, e potente, istituzione bancaria internazionale, con sede a Basilea patrocina il Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria, che è anch’esso un’organizzazione internazionale istituita dai governatori delle Banche Centrali dei dieci paesi più industrializzati (G10) dopo Basilea 2 hanno “promulgato” Basilea 3 i banchieri da soli, quindi senza rappresentanti dei parlamenti nazionali o europeo, hanno rifatto le regole delle banche, di tutte le banche (quasi) del mondo. Regole che ovviamente impattano sulle famiglie, sulle imprese, sulla società civile e sulle nazioni. Occorre ricordare che la BRI è una Spa posseduta da 55 banche centrali, nonché dalla Banca Centrale Europea. Centrale è la questione, riportata così da wiki: “la logica del nuovo accordo (Basilea 2, ndr) ruota intorno all’idea che le banche non debbano assumere rischi eccessivi e debbano tutelarsi dai rischi assunti.” Tutelarsi dai rischi assunti,come? La tutela – secondo l’impostazione di Basilea 2 – deriverebbe da mastodontici e costosissimi sistemi semi-automatici di impostazione matematico-statistica di valutazione del merito creditizio; sistemi che stimano il “rating” delle imprese con assurdi calcoli matematici e che non tengono assolutamente conto, cosa di per sé pazzesca, ad esempio del fattore “know how”. Tutte le Banche del “mondo” sono state chiamate ad adeguarsi a Basilea 2, facendo le tabelline delle classi di merito creditizio e collocando i loro clienti in queste classifiche. E non si può ignorare in questo contesto l’epocale abrogazione dello Glass-Steagall Act, nel 1999 che separava il mondo bancario nelle vere banche che sono quelle commerciali e che hanno un ruolo sociale di raccolta ed allocazione del risparmio e le banche di affari, che usurpano in un certo senso il nome di banca e che sono più precisamente delle aziende che fanno affari con la finanza. Senza questa separazione la banca ora diventata “universale” ha dimostrato di non saper ben gestire il conflitto di interessi che le deriva dall’aver in pancia i due mestieri e nel loro intreccio poter meglio lucrare ad esempio con la catena mutui, cartolarizzazioni, derivati finanziari, distribuzione di questi sul mercato, intasamento di portafogli di fondi anche pensionistici. La storia dei rating evidenzia che i sistemi di valutazione del merito creditizio si sono rilevati complessivamente non affidabili e in parecchi casi gravemente insufficienti, anche per una situazione di aggravamento della generale situazione economica, aumentando sempre di più il costo per un aumentato rischio di credito. Infatti, chi viene valutato dalle banche rischioso, anche se non lo fosse realtà, ma solo ad insindacabile giudizio delle banche, dovendo subire un maggior costo per il supposto maggiore rischio, viene comunque appesantito dal fardello degli interessi passivi maggiorati ed a questo punto si innesta il ciclo negativo di peggioramento della visione bancaria, ancora maggiori costi e così via pro-ciclicamente. Concludendo, con l’attuale grave crisi economica questo sistema di stima e di costi del debito complesso ed insufficiente, stava per inciampare su se stesso, evidenziando le sue instabili basi logiche che, ripetiamo, sono la stima inaffidabile del rischio di credito ed il meccanismo pro ciclico dato dai costi man mano aggravati. Per risolvere il problema sollevato da Basilea 2, i banchieri, sostanzialmente da soli, hanno concepito Basilea 3, un sistema di regole altrettanto complesso e sostanzialmente basato su una maggiore capitalizzazione delle Banche e parametri per la liquidità. Basilea 3 impone un sistema parecchio costoso incentrato sulla maggiore capitalizzazione dell’intero sistema bancario. Costi che inevitabilmente verranno scaricati sulle imprese e sulla economia reale; con grande rischio di appesantirle se non di renderle inutili. Basilea 3 viene fino ad ora presentata come l’unica soluzione utile e necessaria per mettere le cose a posto. Si tralascia di specificare che questa intelaiatura è piuttosto sbilanciata sul versante bancario e non particolarmente attenta alla attuale situazione economica. Occorre quindi ragionare attentamente sul fatto se Basilea 3 abbia più lo scopo di salvare la traballante Basilea 2 rispetto ad uno sforzo molto più impegnativo a anche molto più utile, di mettere a posto le cose andando ad incidere direttamente alla radice dei problemi che è, appunto, la fragilità dell’impostazione di Basilea 2.
E poi, alla fine, queste cose di cui ora siano discutendo non sono così importanti e di così grande rilevanza nazionale e sociale da lasciarle in mano ai soli banchieri? Perché, ci si dovrebbe chiedere, i politici hanno abdicato di fatto ad occuparsi di queste questioni che vedono solo come questioni tecniche mentre sono questioni che interessano la vita di tutti?
Roberto Ionta.

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